Fase 2 #ritornoalfuturo
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Tutti abbiamo visto le immagini satellitari della Nasa e dell’Esa, che mostrano una drastica riduzione delle emissioni di biossido di azoto come conseguenza del lockdown. Un dato, questo, che ci indica come la crisi che stiamo vivendo, e in particolare le misure di contenimento necessarie per arginare la pandemia, abbiano anche avuto degli effetti collaterali positivi. Ma c’è dell’altro. In questa crisi si sono ridotti anche i nostri rifiuti domestici. Recenti dati Nielsen pubblicati in questo periodo rilevano inoltre un aumento significativo nell’acquisto di prodotti ortofrutticoli bio, oltre che di un aumento generale delle vendite di frutta e verdura. Si cucina in casa molto di più, ponendo maggiore attenzione alla qualità, quantità e provenienza del cibo che si acquista.
Uno dei fattori determinanti di questi risultati, ci dicono alcune ricerche in corso, sembrerebbe essere la maggiore pianificazione dei consumi che si collega anche all’emergere di molte innovazioni che abbiamo visto spontaneamente e velocemente diffondersi nelle città, come la consegna a domicilio di prodotti ortofrutticoli di provenienza locale: produttori e consumatori hanno saputo velocemente riconnettere produzione e consumo. La necessità di ricorrere a forme di approvvigionamento “alternative” in tempi di lockdown non ha però solo motivazioni strumentali. Spesso queste innovazioni hanno alla base motivazioni “solidali”. Si tratta inoltre di modalità di produzione, distribuzione e acquisto che, se mantenute e potenziate, potrebbero essere di estremo interesse per garantirci un futuro più sostenibile.
Sebbene ci sia una gran voglia di tornare alle “normalità”, il progetto Nutrire Trento #Fase 2 si è chiesto se sia possibile fare tesoro di ciò che di positivo ha prodotto questa crisi, per provare a migliorare il nostro futuro.
È cercando di rispondere a questa domanda che il Tavolo di lavoro del progetto Nutrire Trento ha invitato le famiglie interessate a sostenere l’economia del territorio, ricevendo i prodotti agricoli direttamente a casa, e gli agricoltori locali appartenenti al progetto a mettersi in gioco, partecipando ad una sperimentazione che punta ad approfondire la sostenibilità (ambientale e economica) di questo sistema di produzione, distribuzione e acquisto che potrebbe andare a costituire in futuro un’ulteriore modalità di vendita per i produttori locali.
Alla data di scadenza dell’appello (il 15.05.2020) hanno risposto 80 nuclei familiari e 11 produttori che nelle prossime 8 settimane non solo sperimenteranno questa nuova-antica modalità di commercializzazione, ma prenderanno parte ad una ricerca. Sarà infatti chiesto loro, mentre consegnano o fanno la spesa, di rispondere a tre questionari (all’inizio, a metà e alla fine del periodo) predisposti per approfondire motivazioni e preferenze e comprendere anche se la vendita diretta può influenzare le pratiche di consumo, ridurre costi e sprechi, e sostenere il reddito dei produttori locali.
A conclusione di questo percorso di “ricerca x l’azione” ci aspettiamo che qualcosa possa rimanere, magari proprio per volontà degli stessi aderenti al progetto e grazie all’attività di accompagnamento fornita da un gruppo di lavoro costituito da 14 professionisti/e che hanno messo a disposizione le proprie competenze.